l’Area archeologica di Plestia presso l’Abbazia di Pistia

Il municipio romano di Plestia, nella regio VI augustea, si colloca in un’importante zona di valico tra l’Umbria e il Piceno caratterizzata da un’antica ed intensa frequentazione. La vocazione di centro di valico, tuttora confermata dal passaggio della SS 77 e dal fitto reticolo dalla moderna viabilità minore, determina una sporadica frequentazione dell’area già a partire dalla fine dell’età del bronzo intensificatasi poi a partire dall’età del ferro. Al IX secolo a.C. si ascrivono tracce di fondi di capanne e le più antiche testimonianze restituite dalla necropoli, in uso fino al III secolo a.C., presso il cimitero di Foligno.

Le indagini effettuate dalla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria nel corso degli anni ’60 nei pressi della Chiesa di S. Maria di Pistia hanno messo in luce elementi riconducibili alla presenza di un santuario dedicato alla dea picena Cupra frequentato a partire dal V-IV secolo a.C. e con continuità di culto fino almeno al I secolo a.C. Con ogni probabilità oltre alla favorevole posizione geografica del centro proprio la presenza di tale santuario gioca un ruolo fondamentale nella nascita dell’aggregato demico preromano e nella sua costituzione in forma urbana nel corso della romanizzazione. L’area occupata dalla città in età romana è stata identificata nei pressi della Chiesa di S. Maria di Pistia, nel territorio dei comuni di Serravalle di Chienti e di Colfiorito (PG), attualmente divisa in due parti dal confine tra le provincie di Macerata e Perugia. L’abitato romano sorge e si struttura nei pressi del santuario, ottenendo la cittadinanza optimo iure tra il III e il II secolo a.C. e la dignità municipale nel 90 a.C.

 

Ad oggi le strutture, venute in luce nel corso delle indagini archeologiche effettuate, ancora dalla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria, tra il 1960 e il 1962 e tra il 1967 e il 1968, sono visibili solo in parte: in corrispondenza della cripta e della fronte stessa della chiesa il rinvenimento di strutture relative ad un probabile tempio romano e ad un edificio pubblico interpretabile come parte di una porticus testimonia la centralità topografica dell’area nell’ambito della sua organizzazione urbana. Il benessere economico del centro tra III e II secolo è inoltre documentato dal rinvenimento, nella zona meridionale, di un complesso residenziale costituito da abitazioni private riccamente ornate di pavimenti musivi e, tra queste, di una domus con ingresso porticato, datata al 40-20 a.C. e ristrutturata nel corso del I-II secolo.
Indagini archeologiche successive effettuate, tra il 1999 e il 2001, nella zona ad Ovest dell’abside della chiesa hanno consentito di individuare almeno due significative fasi di vita dell’insediamento romano con l’individuazione di strutture ascrivibili ad un medesimo complesso monumentale di III secolo a.C. e probabilmente legato ad una prima monumentalizzazione dell’insediamento connesso alla concessione della cittadinanza optimo iure, ed alla successiva costituzione della praefectura di Plestia. A tale complesso si sono poi sovrapposti livelli insediativi da connettersi allo sviluppo urbanistico del più recente municipio e relativi ad alcuni edifici, forse botteghe, che si affacciavano su un’area pubblica lastricata e dotata di marciapiede.

 

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