Il territorio delle attuali province di Ancona e Macerata non ha avuto una fisionomia uniforme alla fine dell’età del ferro: una parte, infatti, e precisamente quella corrispondente all’attuale provincia anconetana fu occupato da popolazioni galliche, le aree interne soprattutto da popolazioni umbre, anche con infiltrazioni galliche e la restante fu invece abitata dalla popolazione picena. Si tratta di preesistenze che influirono notevolmente sulla loro storia di età romana caratterizzata sostanzialmente dal fenomeno della nascita delle città e dell’accatastamento dei territori.

 

Il territorio fu conquistato da Roma nella prima metà del III secolo a.C. e da questo momento esso subisce un processo di romanizzazione che, come mostrano i sempre più numerosi testi scritti.

 

La romanizzazione di questo territorio si avvia nel III secolo con la fondazione di Sena Gallica (Senigallia) a presidio del suo confine nord e forse di quella di Aesis (Jesi) e può dirsi sostanzialmente compiuta nel II secolo a.C. quando assistiamo alla deduzione delle colonie di Osimo e Pollentia, questa nel sito stesso dove più tardi troviamo Urbs Salvia, entrambe al centro di vasti territorio di cui gestivano le funzioni civili, sacre ed economiche e Potentia, presso l’odierna Portorecanati, che, sul mare proiettava verso Est gli interessi della penisola italica.
I piccoli villaggi si trasformarono in città dotate di edifici monumentali per le nuove funzioni cittadine e nelle campagne ai terreni pubblici ed alla pastorizia si sostituirono le nuove proprietà private, legate ai coloni romani e l’agricoltura. 

È in questo momento che il paesaggio incominciò ad assumere l’aspetto che oggi, dopo lente trasformazioni che non ne tradirono tale origine, ci è consueto ed è per questo che la maggior parte delle testimonianze archeologiche giunte fino a noi appartengono infatti all’età romana.

 

 

 

 

Il territorio delle attuali province di Ancona e Macerata non ha avuto una fisionomia uniforme alla fine dell’età del ferro: una parte, infatti, e precisamente quella corrispondente all’attuale provincia anconetana fu occupato da popolazioni galliche, le aree interne soprattutto da popolazioni umbre, anche con infiltrazioni galliche e la restante fu invece abitata dalla popolazione picena. Si tratta di preesistenze che influirono notevolmente sulla loro storia di età romana caratterizzata sostanzialmente dal fenomeno della nascita delle città e dell’accatastamento dei territori.

Il territorio fu conquistato da Roma nella prima metà del III secolo a.C. e da questo momento esso subisce un processo di romanizzazione che, come mostrano i sempre più numerosi testi scritti.

La romanizzazione di questo territorio si avvia nel III secolo con la fondazione di Sena Gallica (Senigallia) a presidio del suo confine nord e forse di quella di Aesis (Jesi) e può dirsi sostanzialmente compiuta nel II secolo a.C. quando assistiamo alla deduzione delle colonie di Osimo e Pollentia, questa nel sito stesso dove più tardi troviamo Urbs Salvia, entrambe al centro di vasti territorio di cui gestivano le funzioni civili, sacre ed economiche e Potentia, presso l’odierna Portorecanati, che, sul mare proiettava verso Est gli interessi della penisola italica.
I piccoli villaggi si trasformarono in città dotate di edifici monumentali per le nuove funzioni cittadine e nelle campagne ai terreni pubblici ed alla pastorizia si sostituirono le nuove proprietà private, legate ai coloni romani e l’agricoltura. 

È in questo momento che il paesaggio incominciò ad assumere l’aspetto che oggi, dopo lente trasformazioni che non ne tradirono tale origine, ci è consueto ed è per questo che la maggior parte delle testimonianze archeologiche giunte fino a noi appartengono infatti all’età romana.

 

 

Il passaggio dal II al I secolo a.C. è caratterizzato da un notevole dinamismo economico esito delle trasformazioni precedenti, ma soprattutto della concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti del territorio delle attuali Marche.
I nuovi cittadini romani esigono una vita “urbana” e la creazione di nuovi municipi dà luogo ad interventi di tipo edilizio spesso voluti  da personaggi di elevato rango sociale che stanno facendo la loro carriera nella capitale.
I vecchi insediamenti solo in alcuni casi continuarono a vivere subendo trasformazioni. Si tratta in molti casi di santuari, intorno ai quali i romani costruirono i loro nuovi centri amministrativi, un po’ come alcuni secoli dopo fecero i cristiani, costruendo le chiese dopo aver abbattuto i templi che li precedevano sullo stesso luogo, sfruttandone la tradizione comune. In altri casi sono alcuni villaggi già più importanti, che svolgevano funzioni di servizio per il circondario, ad essere trasformati amministrativamente e ad assurgere al rango di città.
Poiché la creazione di un municipio significava la nascita di una vera e propria città, con adeguate strutture urbane e la costruzione di importanti edifici funzionali alla nuova realtà politico-amministrativa, si capisce che questa vicenda ha modificato in modo sostanziale il volto dei centri interessati dalla vicenda, così come quello del territorio nel suo insieme; ma essa ha anche comportato investimenti di risorse non indifferenti e l’emergere di una vera e propria classe politica.

 


Le guerre civili, che tra il 44 e il 31 a.C. sconvolgono lo stato romano, hanno comportato conseguenze notevoli sul nostro territorio: lo dimostra la sistemazione di veterani – in genere si tratta di soldati reclutati in queste stesse contrade che ritornano a casa con la messa in congedo – mediante l’assegnazione di terre confiscate o comperate a tale scopo da Ottaviano Augusto. Pressoché tutte le città del territorio ne sono interessate. Ma questo periodo, che va dalla fine della repubblica agli inizi del principato, non presenta, per questo, almeno ai nostri occhi, segni di crisi; anzi, al contrario, sono molti gli indizi di crescita e benessere. Lo dimostrano la vitalità dei municipi di recente creazione, tra cui Ricina, che si dota – probabilmente in piena età augustea – addirittura di un teatro. La città che più risente beneficamente del nuovo sistema politico del principato è comunque Urbs Salvia, che tra Augusto e gli immediati successori vede trasformata la sua immagine, si dota di tutta una serie di edifici tuttora visibili attraverso le imponenti strutture che di essi si conservano, oppure noti dalle iscrizioni, come le mura, il teatro e il santuario della Salus, il rifornimento idrico della città, vari templi, ecc., cui si aggiungerà in età flavia l’anfiteatro, costruito da Flavio Silva, console dell’81.

 


Poi dalla metà, all’incirca, del I secolo inizia una fase di stagnazione dell’economia italica, che colpisce soprattutto l’Italia centro-meridionale, la quale produce una crisi nella vita dei centri cittadini, riscontrabile da vari indizi e che si protrae per tutto il I e il II secolo. La crisi generale e ben più grave che investe poi l’impero nel III secolo ha conseguenze assai più pesanti nelle nostre città, in cui sono ormai pochi, saltuari ed isolati i segni di una qualche vitalità. Tra questi ricordiamo la varie dediche a Gallieno e ai suoi figli da Cingoli e da Tolentino.
Col IV secolo il nostro territorio entra a far parte della provincia Flaminia et Picenum (poi del Picenum suburbicarium dalla fine dello stesso), ovvero la nuova organizzazione amministrativa introdotta da Diocleziano. Anche se le fonti archeologiche attestano il permanere di contatti commerciali e l’importazione di alcune merci, la vita delle città deve essersi fatta ormai, in quest’epoca, particolarmente difficile. Permangono in funzione le vie più importanti, come la Salaria Gallica: lo provano i tre miliari di IV secolo, di cui uno ancora inedito, provenienti dalla valle del Fiastra. Si diffonde ed esce alla luce, dopo l’editto di Costantino, il cristianesimo, attestato a Tolentinum, Urbs Salvia, Cluana, S. Vittore di Cingoli. Particolarmente importanti le testimonianze di Tolentino, costituite dal celebre e mirabile sarcofago di Catervio e dal suo sepolcro che riproduceva nella forma quella del Pantheon di Roma.
L’invasione di Alarico, che colpisce in particolare Urbs Salvia, agli inizi del V secolo, e soprattutto la guerra tra Goti e Bizantini nel secolo successivo aggravano ulteriormente le condizioni di vita nella regione e si capisce che la civiltà romana si avvia ormai al tramonto.

 

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